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I prodotti tipici della Sardegna si possono apprezzare soprattutto visitando le zone interne dell'Isola, che si offrono a "gustosi" itinerari enogastronomici.
A parte la famosa pianura del Campidano, che unisce il Golfo di Oristano con quello di Cagliari, ovunque a dominare è la montagna, aspra, rocciosa e ricca di una vegetazione spontanea in cui i pascoli si alternano ad arbusti (mirto, ginepro, alloro, rosmarino e ginestra) e boschi (questi purtroppo molto meno estesi del passato, costituiti soprattutto da querce da sughero e pini).
In un ambiente del genere non meraviglia che fra i prodotti tipici sardi riconosciuti dall'Unione Europea ci siano formaggi prodotti con latte di pecora. La realtà è che le pecore in Sardegna sono da sempre le vere protagoniste di tutta l'agricoltura locale. Ne è prova la statuetta bronzea raffigurante un pastore con un ariete sulle spalle che si conserva nel Museo Archeologico di Cagliari. E' stata ritrovata a Dolianova (CA) e secondo gli esperti risale a circa tremila anni fa. Anche la razza ovina locale - la Sarda - ha origini antiche e risale probabilmente al processo di addomesticamento, avvenuto in epoca preistorica, dei progenitori delle pecore selvatiche (i mufloni) che ancora vivono nell'Isola.
E' appunto dal latte di questa razza che nascono tre formaggi a Denominazione di Origine Protetta, veri e propri fiori all'occhiello nel panorama dei prodotti tipici della Sardegna. Per primo il Fiore Sardo DOP, forma di media o piccola dimensione (da 1,5 a 4 chilogrammi, altezza 12-15 cm, diametro 12-20 cm), con profilo facilmente riconoscibile (due tronchi di cono uniti per la base maggiore). Peculiare è anche la forma dello scalzo (la parte laterale della forma) caratterizzata da una pronunciata bombatura definita 'a schiena di asino'.

Le quantità prodotte sono limitate e scarsamente disponibili fuori dell'Isola, anche perchè ancor oggi questo formaggio è lavorato quasi esclusivamente da piccoli o piccolissimi caseifici. Non era così nel secolo scorso, quando il Fiore Sardo era attivamente ricercato per essere spedito nei porti di Napoli, Livorno, e soprattutto Genova dove questo pecorino era usato per la preparazione del 'pesto', tipico condimento ligure.
Molto più conosciuto, e lavorato anche in caseifici di medie e grandi dimensioni, è il Pecorino Sardo DOP, una bandiera dei prodotti tipici sardi. Anch'esso a base di latte intero di pecora, prevede due tipi: il 'dolce', stagionato per un massimo di 60 giorni, dal sapore delicato e leggermente acidulo; e il 'maturo', tipicamente piccante e stagionato fino a 12 mesi. Ha forma cilindrica, con le due facce piane, e un peso che per la versione 'dolce' è tra 1 e 2,3 chilogrammi, mentre la 'matura' tocca generalmente i 4. Anche se la scelta del nome è relativamente recente, non si deve pensare a un formaggio di recente creazione: la sua storia è infatti legata all'antico formaggio 'semicotto', un tempo fatto dai pastori direttamente negli stazzi, di cui ha rilevato la tradizione. L'ultimo formaggio a Denominazione di Origine Protetta è il Pecorino Romano DOP. Il territorio d'origine comprende anche il Lazio e una piccola area della Toscana; ma è soprattutto in Sardegna che viene prodotto. Cilindrico, di grandi dimensioni (pesa tra i 20 e i 35 chilogrammi), con un sapore aromatico che diventa man mano più piccante col procedere della stagionatura, è attualmente uno dei formaggi italiani più conosciuti all'estero. Tanto che attualmente circa il 70% della produzione prende la via dell'esportazione. Un dato che da solo la dice lunga sull'apprezzamento e sull'alto livello qualitativo che lo caratterizza.

E sempre la pecora è "artefice" di un altro prodotto tipico della Sardegna, l'Agnello di Sardegna IGP.
L'agricoltura sarda è oggi legata a produzioni specializzate come quelle vinicole e olivicoltura quelle del carciofo, unico prodotto agricolo di esportazione. Le bonifiche hanno aiutato ad estendere le colture e di introdurre alcune coltivazioni specializzate quali ortaggi e frutta, accanto a quelle storiche dell'ulivo e della vite che sono presenti nelle zone collinose.
La piana del Campidano, la più grande pianura sarda produce avena, orzo e frumento, della quale è una delle più importanti produttrici italiane. Tra gli ortaggi, oltre ai rinnovati carciofi, sono di un certo peso la produzione di arance e di barbabietole. Il patrimonio boschivo è presente la quercia da sughero, che cresce spontanea favorita dall'aridità del terreno, che viene esportata. della quale è una delle principali produttrici italiane. Nell'ortofrutta, oltre ai carciofi, sono di un certo peso la produzione di pomodoro e di agrumi. Per secolare tradizione, la percentuale degli addetti alle attività primarie è alta e l'allevamento rappresenta una fonte di reddito molto importante. Attualmente nell'Isola si trova circa un terzo dell'intero patrimonio ovino e caprino italiano. Oltre alla carne, dal latte ricavato si produce una grande varietà di formaggi, basti pensare che la metà del latte ovino prodotto in Italia viene dalla Sardegna, e viene in gran parte lavorato dalle cooperative dei pastori e da piccole industrie. La Sardegna vanta una tradizione secolare nell'allevamento dei cavalli sin dalla dominazione Aragonese, la cui cavalleria attingeva dal patrimonio equino dell'Isola per rimpinguare il proprio esercito o per farne ambito dono ai sovrani d'Europa.
Superficie 24.090 km²
Abitanti 1.674.842
Comuni 377
DOP 6
IGP 1
DOC 19
DOCG 1
IGT 15
STG 0
De.Co. 2

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