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La perfetta sintonia tra Orvieto e la rupe di tufo su cui nasce è un significativo esempio dell'armonica integrazione tra natura e azione umana. Questa spendida cittadina è la meta prediletta da chi ricerca un turismo di qualità : Orvieto offre ai suoi visitatori un ricco patrimonio storico, artistico, gastronomico ed ambientale. Passeggiare per le strade della città significa fare un viaggio nei sui tre millenni di storia: in ogni punto si ritrovano tracce di epoche passate. La visita potrebbe partire da:
- Il Duomo di Orvieto Una delle più significative creazioni dell’architettura gotica italiana. La facciata, a forma di trittico, risplende di marmi policromi, sculture e mosaici. Caratteristici il portale mediano e il rosone centrale ad opera di Andrea Orcagna [XIV secolo]. L’interno ha tre navate, ancora di carattere romanico mentre transetto e presbiterio sono già di forme gotiche. Esso è celebre per gli affreschi sul Giudizio Universale di Luca Signorelli, iniziati dal Beato Angelico. A differenza di quanto accadeva nel resto d’Europa, infatti, i costruttori gotici italiani lasciavano all’interno delle cattedrali grandi pareti piane che venivano affrescate dai pittori dell’epoca, contesi tra i Comuni e le grandi Abbazie. Questo consente agli artisti di elaborare una personale concezione dell’opera pittorica: nuova è la descrizione degli interni quali abitati, la presentazione del paesaggio nella sua qualità di natura vivente, l’osservazione dell’individuo, l’estrema eleganza delle forme e del colore. Di eccezionale pregio la scultura delle porte bronzee del Duomo ad opera del Maestro Emilio Greco, il quale si legò particolarmente alla città di Orvieto.
- Museo Emilio Greco Situato all'interno del Palazzo Soliano, ospita trentadue opere plastiche e sessanta grafiche (litografie, acqueforti, disegni) donate dall’artista siciliano alla città di Orvieto, alla quale era legato artisticamente per aver scolpito nel 1960 le porte bronzee del Duomo. Di rilievo il gesso originale del monumento a papa Giovanni in San Pietro. Il pontefice è colto mentre dà conforto agli ammalati e ai carcerati. Inserito nel sistema museale dei Palazzi Papali, il Museo Emilio Greco è divenuto il punto di avvio del percorso espositivo del M.O.D.O., Museo Opera del Duomo Orvieto.
- Il Pozzo di San Patrizio Nel 1527, all'indomani del sacco di Roma, il Papa Clemente VII si rifugiò ad Orvieto. Per approvvigionare d'acqua la rocca dell'Albornoz, in caso di assedio o conflitto, fu edificato il pozzo di San Patrizio, su progetto di Antonio da Sangallo il Giovane, un genio in fatto di architettura. Terminato nel 1537, il pozzo è profondo circa 62 metri e giunge a toccare le acque delle fonti di S. Zeno, al suo interno, sono state realizzate due scalinate a doppia elica sovrapposte, così progettate per rendere più agevole il trasporto dell'acqua: chi scendeva nella zona della sorgente non incrociava mai chi risaliva in superficie. Il pozzo è illuminato da 72 finestroni che danno all’intero complesso un’immagine davvero strana e inquietante.
- Piazza del Popolo Dove dominano in tutto il loro splendore il Palazzo del Popolo ed i Palazzi Papali.
- Chiesa di S. Andrea La prima Chiesa di Sant’Andrea risale sicuramente a prima del Mille, forse all'epoca di Costantino. L’edificio fu eretto sull’area di un preesistente tempio, dedicato a Giunone Erbana. Probabilmente è la chiesa cristiana più antica di Orvieto. Tra l’XI e il XII secolo, Orvieto era in pieno sviluppo e la chiesa era diventata troppo angusta. Si provvide quindi ad ampliarla, particolarmente nella parte absidale, con la costruzione del doppio transetto. Ne è uscito un pregevole esempio d'arte romanica. Prima che sorgesse il Duomo, Sant’Andrea ebbe grande importanza nella vita religiosa e politica della città . Vi si celebrarono gli avvenimenti più importanti: nel 1216 Innocenzo III vi predicò la Crociata; nel 1217 vi fu canonizzato San Pietro Parenzo, primo Podestà di Orvieto; nel 1281, presente Carlo d’Angiò, vi fu incoronato Martino IV. L’esterno presenta un notevole portale trecentesco, di marmo rosso a colonnati, ed un bel porticato sul lato sinistro. La torre campanaria, unita alla facciata della chiesa, ha perduto l'aspetto primitivo, essendo stata mozzata e intonacata: ha la pianta dodecagona e le finestre divise da colonnette di puro stile lombardo. Negli anni tra il 1926 ed il 1930 l’edificio subì un profondo restauro.
A pochi chilometri dal centro città sorge la necropoli etrusca e i surreali borghi tufacei di Civita e Bagnoregio, quest'ultimo paese natale di S. Bonaventura.
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