Il palazzo, voluto dal Duca di Urbino
Federico da Montefeltro, uomo d'arme e raffinato umanista, venne
costruito nel corso del XV secolo in fasi successive. Fra le
innumerevoli maestranze che furono impiegate in tale ardita
costruzione, vogliamo qui ricordare i nomi dei tre architetti che
ebbero il merito di rendere l'edificio uno dei palazzi più eccelsi
dell'epoca rinascimentale: il fiorentino Maso di Bartolomeo, il
dalmata Luciano Laurana e il senese Francesco di Giorgio Martini.
Il nucleo più antico del palazzo,
denominato "Palazzetto della Jole", fu edificato per
volontà del conte Guidantonio, padre di Federico. Si affaccia con il
suo lato lungo su piazza del Rinascimento, collegandosi idealmente
alla Chiesa di San Domenico, abbellita da un elegante portale
rinascimentale opera di maestranze fiorentine con decorazione a
lunetta di Luca della Robbia. E proprio a tali maestranze, guidate
dall'architetto-scultore fiorentino Maso di Bartolomeo, si rivolse
Federico nel 1454 per dare avvio alla progettazione della prima
fabbrica.
All'architetto dalmata Luciano Laurana
vanno invece attribuiti numerosi ambienti del piano nobile che
andarono a completare il Cortile d'Onore: lo Scalone d'Onore, la
Biblioteca, il Salone del Trono, la Sala degli Angeli, la Sala delle
Udienze.
Sempre al Laurana si deve la
progettazione delle due grandi invenzioni eterne della residenza: la
famosa facciata dei Torricini e lo Studiolo del Duca Federico. A
sostituire il Laurana attorno al 1474 fu
l'artista-architetto-ingegnere senese Francesco di Giorgio Martini
che restò al servizio dei Montefeltro per oltre undici anni. Il
Martini si occupò dell'ultimazione delle parti incomplete del
palazzo nonchè dell'ideazione del complesso impianto idrico per il
quale il palazzo andò famoso ai suoi tempi. Con il Martini il
palazzo era diventato ciò che ancor oggi ci affascina
incredibilmente: una costruzione di straordinaria raffinatezza
decorativa, di eccezionale bellezza, di grandissima comodità ; un
"palazzo in forma di città " in grado di accogliere
centinaia di persone. Nel corso del XVI secolo, con il passaggio del
Ducato alla dinastia Della Rovere, il palazzo subì nuovi ampliamenti
e modifiche, con l'aggiunta del secondo piano nobile, il cosiddetto
"Appartamento roveresco".
A partire dalla devoluzione del ducato
alla Santa Sede, nel 1631, il palazzo dovette subire un lento
processo di spoliazione e degrado durato per secoli. Nel 1912
all'interno del Palazzo è stata allestita la Galleria Nazionale
delle Marche che ha permesso il recupero di numerose opere d'arte.