Arti e mestieri

Antichi lavori e tradizioni in provincia di: Varese.

Ceramica - Produzione a Varese

La provincia di Varese vanta tra i più antichi reperti riferibili alla produzione ceramica. Dalle produzioni neolitiche riferibili al gruppo dell'Isolino di Varese (Isolino Virginia sul lago di Varese) e a quelle della cultura della Lagozza (località nel comune di Besnate), alle preziose ceramiche del XVIII sec. di Cabiaglio, Ghirla e Cunardo, fino a quelle industriali del XIX e XX sec. di Laveno. Il territorio varesino vanta ancora ad oggi, seppur di molto ridotta, l'attività di laboratori di ceramica artistica, con produzioni che pur mantenendo la tradizione hanno saputo trasformarla concependo nuove soluzioni artistiche e funzionali.

La ceramica di Cabiaglio
Già nel 1768 era documentata a Cabiaglio l'esistenza di una manifattura di ceramiche fondata da Antonio Francesco Adamoli, il quale intratteneva rapporti di amicizia con Antonio Ferretti, maiolicaro della Omonima manifattura di Lodi, una delle più importanti manifatture lombarde.
 La manifattura di Cabiaglio, nonostante alcune premesse interessanti non raggiungerà mai livelli produttivi importanti. Passata in questi anni in mano alla famiglia Monticelli (provenienti da Milano sul finire del XVIII secolo), sopravviverà sino al 1825, grazie anche all'intervento finanziario di una facoltosa famiglia di Cabiaglio, gli Arioli, dopodiché si perde traccia documentaria sino al 1876 dove viene riportata la presenza della fabbrica di maioliche che però ha cessato di esistere in quanto non poteva reggere la concorrenza della nascente ceramica industriale presso Laveno. Quest'ultima iniziò la propria avventura nel 1856.

La ceramica di Cunardo
La prima ceramica nacque sotto Tiberio nel 34 d.C. ed era situata nella zona dell’Orrido dove vi erano estesi banchi di argilla che, essendo già pura, era molto ricercata e serviva per la costruzione di canopi, giare ed olle.
Più tardi la fabbrica si specializzò anche in tazze per lumiere e vaschette per tripodi. Il gusto cambiò per la caduta dell’Impero, pestilenze, invasioni, miseria. Nel Medio Evo la fabbrica si trasferì nella zona che oggi è territorio di Fabiasco. Verso il 1500 Albino Pella, avendo lavorato in provincia di Siena, impiantò a Cunardo una ceramica. La produzione di questa ditta a carattere artigianale, ma già con concetti industriali, era vasellame di piccola spezzettatura, olle per salumi e vasi per speziali. Nel 1600, dopo varie vicissitudini e cambi di proprietà, le ceramiche divennero due per opera dei fratelli Bossi di Como che, in seguito reimpiantarono una ceramica anche a Mercurolo. I ceramisti si moltiplicarono e la maiolica entrò nel gusto comune e grazie all'avvento di maestranze provenienti da Cameri e da Piacenza si ottenne un prodotto tra i migliori in commercio, che nulla aveva da invidiare alla produzione umbro-marchigiana. La ceramica di Cunardo con l’introduzione di colorazioni verdi e blu la cui lucentezza era insuperabile e che ornò una produzione quasi esclusiva costituita da vasi per unguenti e profumi e vasi per speziali. In breve tempo le richieste furono da dover ripristinare l’antica ceramica nella zona di Tenda, località dalla quale si ricavava argilla purissima. 
I prodotti più pregiati erano costituiti dai vasi decorati a una sola tinta e dai piatti da muro, fatti anche di grandi dimensioni (fino a 60 cm di diametro). Venivano prodotte anche mattonelle decorate per bordure e interni sia a tinte monocrome sia policrome, spesso con lievi bassorilievi. 
Verso la fine del ‘700, si attesta la presenza di due manifatture del ceramista Davide Adreani, affiancate probabilmente da altre realtà. Ad oggi Cunardo conta la presenza di due laboratori di ceramica di cui uno è la storica fornace IBIS l'altro è la Ceramica Artistica Cunardese. La presenza ancora oggi di laboratori attivi consente di portare avanti una produzione di ceramica tradizionale e conservatrice, alla quale si affianca l’innovativa creazione di pezzi unici a metà tra design e vere e proprie opere d’arte. 
(tratto da www.vareselandoftourism.it)

La ceramica di Laveno
Nel 1856 sulle rive del Lago Maggiore, sulla sponda lombarda la città di Laveno vide l’inizio di un'attività industriale che la rese famosa in tutto il mondo: la lavorazione della ceramica.
Dalla metà del XIX sino agli inizi del XX secolo la produzione si limitò ad oggetti consueti e di utilizzo quotidiano, prediligendo più la funzionalità che l’estetica sino a quando, negli anni '20 in pieno periodo di rinascita modernista, l'Art-Decò la S.C.I. Società Ceramica Italiana Laveno diede vita ad un eccellente rinnovamento artistico affidano la direzione a Guido Anlovitz. Come nel 1923 la Richard Ginori chiamò a collaborare Giò Ponti, la S.C.I. Società Ceramica Italiana di Laveno affidò la direzione artistica all’architetto designer Guido Andlovitz.
Oltre a Guido Andlovitz alla Società Ceramica Italiana, alla Verbano o alla Lavenia (sezione artistica delle Ceramiche di Laveno) lavorarono artisti e designer di fama internazionale come Antonia Campi, Piero Portalupi ed Angelo Biancini. Alcune creazioni di Andlovitz, Campi, Portalupi e Biancini sono tuttora visibili nel Museo Internazionale design ceramico Civica Raccolta di Terraglia Palazzo Perabò di Cerro di Laveno sul Lago Maggiore. 




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