La storia della mostarda di Voghera
risale al 1397, quando in una lettera il duca Gian Galeazzo Visconti,
allora signore di queste terre, richiedeva al Podestà di Voghera uno
“zebro†di frutta candita senapata (l’allora “mostarda de
fructa cum la senavraâ€) destinata ad accompagnare gli arrosti e le
carni della sua mensa. Il nobile acquisto, così, dimostra come la
mostarda di frutta non sia tipica solo dei territori cremonesi, ma
fosse già nel XIV secolo prodotta in Oltrepò e conosciuta fino a
Milano.
La mostarda di Voghera è una
specialità di frutta intera candita (pere, fichi, ciliegie,
albicocche, zucca bianca, prugne, mandaranci, pesche) immersa in
sciroppo aromatizzato alla senape.
Il territorio della città di Voghera è
da sempre vocato alle coltivazioni degli alberi da frutto, senza
dimenticare che fin dai tempi del medioevo la vicina abbazia di
Sant’Alberto di Butrio conservava la frutta in preparazioni con
l’aggiunta di senape e mosto.
Il nome mostarda deriva dal francese
“moût ardentâ€, “mosto ardenteâ€: la formula originale
prevedeva infatti l’utilizzo di mosto d’uva cotto e miscelato con
granelli di senape per ottenere una salsa piccante che ben si sposava
con arrosti e carni.
Unica per gusto e nobile di origine la Mostarda
di Voghera si rifà quindi ad un tradizionale artigianato conserviero
che ha visto l’avvicendarsi di numerosi maestri confettieri fino
alla metà del secolo scorso, momento in cui la sfrenata concorrenza
della produzione industriale consacrava la “Mostarda di Cremonaâ€
a unico alfiere della tradizione, sbaragliando i produttori
vogheresi.
L’antica tradizione artigianale prosegue grazie
all’impegno e alla passione della famiglia Barbieri, l’unica ad
avere oggi uno stabilimento in città . Qui le tecniche del settore
mostardiero si rifanno alle antiche pratiche, garanzia di qualità e
della tipicità di un prodotto, buono e rinomato, che non cessa di
essere apprezzato in tutto il mondo.
Per informazioni
www.mostardadivoghera.it