Il tapulon è la più antica ricetta
del novarese, che risale all'incirca alla seconda metà del XII
secolo.
Un piatto povero, ma molto diffuso,
consumato quotidianamente nelle zone di montagna, da mangiare
accompagnato con dell'ottima polenta.
Il suo nome deriva da "tapula"
(tabula lignea cioè il tagliere di legno) utilizzata normalmente, un
tempo, per il battuto di lardo, cipolle, aglio e altro.
Il nome, però, non è rimasto sempre
lo stesso, può variare infatti a seconda della zona: ‘taplon’,
‘tapolon’, ‘tapulone’, ‘tapeluco’, termine quest’ultimo
ricorrente nella zona del verbano e dell’Ossola.
Oggi il tapulon viene preparato anche
con carne di manzo ma il migliore rimane quello con carne d’asina
perché ancora più tenera e gustosa di quella dell’asino maschio.
La cottura doveva essere rigorosamente su fuoco di legna.
L'origine di questo piatto è legata ad
una leggenda, non di Novara ma di Borgomanero, che è tra le più
antiche della nostra zona.
La leggenda narra che alcuni giovanotti
di ritorno da un pellegrinaggio all’isola di San Giulio a Orta e a
corto di provviste, decisero di mangiarsi l’asino col quale
viaggiavano. Ma poiché la carne era coriacea uno di essi ebbe l’idea
di tritarla col coltellaccio e cuocerla a fuoco lento in abbondante
vino di cui invece avevano grande scorta, senza lasciarlo asciugare a
fine cottura.
Alla fine del pranzo e dopo
un’abbondantissima bevuta, ci dormirono sopra tutta la notte e al
risveglio, accortisi di quanto il luogo fosse bello, decisero di
fermarsi e fondarono Borgomanero. Naturalmente si tratta di una pia
leggenda, come tutte quelle sull’origine dei piatti tipici.
Preparazione
Soffriggere in mezzo bicchiere d’olio
d’oliva un trito d’aglio, alloro e rosmarino.
Rosolarvi 1 kg. di polpa d’asino
molto ben tritata.
Versare mezzo litro di vino rosso forte
(Spanna o Ghemme).
Salare e aggiungere qualche chiodo di
garofano.
Cuocere coperto per circa un’ora e
mezza.
Aggiungere altro vino, se necessario,
perché il piatto non deve essere troppo asciutto.